Siamo nel cuore di Roma, nel rione Trastevere. Qui, nel 230 d.C., fu martirizzata S. Cecilia. La Basilica di S. Cecilia è stata costruita, attraverso vari rifacimenti e aggiunte nel corso dei secoli, sopra i resti della casa della martire. L’origine di tale edificio è singolare. Secondo una leggenda, Papa Pasquale I ebbe una apparizione da parte della Santa che gli indicò il punto esatto dove era conservato il suo corpo, il quale non era più stato ritrovato. Il primo nucleo della basilica fu dunque eretto nel IX secolo d.C. voluto da Papa Pasquale I, subito dopo il ritrovamento del corpo della Santa nelle catacombe di S. Callisto. Tra il XII e XIII secolo fu aggiunta la costruzione del chiostro, dell’atrio e del campanile. Nel 1599 il cardinale Paolo Emilio Sfondrati fece riesumare il corpo di S. Cecilia, che fu ritrovato in ottimo stato di conservazione, e incaricò Stefano Maderno di fare una statua in marmo riproducendo l’esatta posizione in cui fu ritrovato il corpo della Santa. Tra il XVI e il XVIII secolo, furono svolti vari lavori di restauro, e nel XVIII secolo fu costruito, per volere di due cardinali, Giacomo Doria e Troiano Acquaviva, il portico monumentale ad opera di Ferdinando Fuga, che immette nell’atrio della basilica di S. Cecilia.
Alcune tra le opere principali da evidenziare all’interno della Basilica sono: la scultura già citata di Maderno che rappresenta il corpo della Santa, il ciborio di Arnolfo di Cambio, il “Giudizio Universale” di Pietro Cavallini, un mosaico nel catino del IX secolo che rappresenta Gesù benedicente, i Santi Pietro e Paolo, Cecilia, Pasquale I con il nimbo quadrato che ne attesta la condizione di vivente al momento della realizzazione del mosaico, Valeriano, Agata; e l’affresco della volta di Sebastiano Conca “L’apoteosi di S. Cecilia” .
L’originale complesso monastico, in seguito agli eventi anche ecclesiastici del 1800, fu ridotto e la parte residua fu tagliata in due. Attualmente, a destra guardando la basilica c’è un convento di suore francescane missionarie, e a sinistra il monastero delle benedettine.
Al centro del cortile vi è un “cantharus”, un grande vaso romano.
Chi era S. Cecilia?
Cecilia era una donna cristiana, ricca e nobile, sensibile alle necessità dei poveri, che aveva deciso di donarsi interamente, offrendo anche la sua verginità, a Dio. Cecilia fu data in sposa a un uomo di nome Valeriano, e a questo proposito un episodio della sua vita è all’origine della sua fama di patrona dei musicisti: si narra che, mentre ella andava in sposa a Valeriano, e mentre si sentivano suonare gli strumenti musicali, il giorno delle sue nozze, ella nel suo cuore cantava d’amore solo per il Signore. Cecilia comunicò con coraggio a Valeriano che aveva preso la decisione di essere vergine per il Signore, e gli testimoniò la sua fede nel Dio che amava, aiutandolo così a convertirsi al Cristianesimo, e con lui il fratello di Valeriano Tiburzio. Fu per questo martirizzata probabilmente durante la violenta persecuzione di Diocleziano nella seconda metà del III secolo, nei luoghi sotterranei della chiesa di S. Cecilia: i suoi carnefici provarono prima a farla morire nel calidarium, un ambiente con vapori bollenti, ma rimase viva; allora fu decisa per lei la decapitazione, e anche in questo caso visse un lungo supplizio perché fu colpita tre volte sul collo, rimase viva ancora tre giorni, e pur non potendo parlare indicò con le dita della mano la S. Trinità, il Dio Uno e Trino, dettaglio che Maderno ha riprodotto anche nella statua marmorea.

La carità è anche… cantare col cuore e con la vita

Cara S. Cecilia, qual è questo Amore così forte per il quale hai deciso di “cantare” con il tuo cuore e con tutta la vita? Un Amore al quale ti sei affidata e donata anche in situazioni dove ti si chiedeva altro, altro da ciò che avevi deciso? Hai creduto a quell’Amore anche quando hai deciso di essere sincera con tuo marito, Valeriano, e con tuo cognato, Tiburzio, e hai voluto esprimergli, anche con le parole, l’importanza e la bellezza di quell’Amore di Dio per il quale il tuo cuore “cantava” e viveva di gioia e di fiducia. Hai capito e creduto che tutto ciò che possedevi, anche la tua casa, non era una ricchezza da tenere stretta solo per te, perché così le ricchezze addormentano il cuore, ma hai aperto il tuo cuore e la tua casa ai poveri, a coloro che arrivavano da tante parti smarriti, affamati, soli, senza un tetto sotto il quale dormire, e con tuo marito hai dato ancora più concretezza a quell’Amore che ti dava talmente tanta gioia da desiderare di viverlo anche con gli altri, anche con gli emarginati e i bisognosi. Cara Cecilia, hai accolto nella tua casa i poveri con vero amore, donando con tutto il tuo cuore a tutti non la pietà veloce e fredda che serve più a sottolineare le distanze tra le persone, ma la carità che “canta” d’Amore,che prende a cuore le situazioni, che si sporca le mani per far stare meglio tutti, con umiltà e gioia. Hai reso davvero la tua famiglia e la tua casa una chiesa domestica viva, reale. L’Amore di Dio ti ha seguito, ti ha circondata, anche quando chi non ti capiva, chi odiava la tua gioia e il tuo amore, ti ha voluto uccidere. Quanto bello e grande è questo Amore che ti dà la forza e la fiducia di crederGli e rimanere tra le Sue braccia anche tra mille vapori bollenti, rinchiusa ma libera nel cuore, nell’anima, che ti ha donato la forza serena per il martirio della decapitazione, e anche “mentre” vivevi quel martirio ingiusto hai amato tenacemente, con la creatività di continuare a testimoniare la Verità e la grandezza di quell’Amore, non più con le parole ma con le dita delle tue mani! Capisco che è un Amore particolare, un Dio che non ti molla, che ti ridà forza e serenità in qualsiasi situazione. E io, che per molto meno mi scoraggio, smetto di credere all’Amore, e “copro” con la sfiducia il “canto”, la gioia che il mio cuore vorrebbe cantare, ti chiedo di essermi vicina, in ogni situazione, e di testimoniarmi, ancora, con tutta te stessa, la Bellezza e la Gioia che Dio fa sperimentare a chi accetta e sceglie di “cantare” per Lui con tutta la sua vita.
Una proposta, se vuoi, di preghiera….
Tutti, in un modo o nell’altro facciamo fatica a volte a essere sinceri, esprimerci con tutto noi stessi, e a volte crediamo più allo scoraggiamento soprattutto in situazioni di dolore. Non sei solo. Dio ti circonda di Amore, e insieme a te, ci sono persone che sono disponibili a pregare con te. Prova a ripensare uno o più episodi della tua vita nel quale hai sperimentato che è bello e dà gioia esprimere amore, e credere in Dio. E dai a Dio la tua fatica nel crederGli, la tua fatica nel coltivare un cuore gioioso in alcuni momenti della tua vita. Ti aspettiamo, se vuoi, in basilica per un momento di preghiera e scambio insieme, e quando sarai a casa, nel tuo Paese, sentiti in comunione con Dio e con tutti noi….l’Amore ti circonda! E …se non te la senti…l’Amore ti circonda sempre e comunque!
La carità è…. testimonianza di Amore ricevuto e donato
Il nostro cammino in questa Roma cristiana ci porta a incontrare edifici, monumenti, opere d’arte che ci testimoniano la vita di persone, come S. Cecilia, che si sono lasciate amare da Dio e hanno amato, realizzando davvero la loro vita. In questa stessa Roma, esiste ancora oggi in tanti luoghi della città una Chiesa che testimonia la carità come Amore ricevuto e donato, una Chiesa fatta di persone che credono più alla possibilità di amare, di cambiare, di ricominciare, piuttosto che allo scoraggiamento. C’è più Amore concreto in giro di quanto pensiamo!
Se vuoi, hai oggi la possibilità di incontrare e conoscere alcune realtà e persone, testimoni di questo Amore che vivono nella loro vita e che sperimentano concretamente, ogni giorno. Per conoscere Roma in un modo ancora più bello…